domenica 18 marzo 2007

L'architettura militare

G. Maggi e G. Castriotto, Della fortificazione della città, Venezia : appresso Rutilio Borgominiero, 1564, p. 67


"Sui trattati militari del '500 e sulle loro edizioni veneziane ha già scritto molto bene e in maniera vasta lo Hale nella Storia della cultura veneta (vol. 3/lI) edita da Pozza nel 1980, se non che il suo era uno studio molto vasto perché abbracciava tutta la tecnica militare dai compendi e dai commentarí sugli antichi autori fino alle considerazioni sul duello, sul galateo del gentiluomo armato e quindi gli era impossibile approfondire di più quella che nel '500 diventa una vera e propria arte, l'architettura delle fortificazioni. Nell'antichità Vitruvio infatti aveva considerato questa, come parte dell'architettura e così nel '400 Leon Battista Aiberti nel suo De re aedificatoria aveva abbracciato anche essa tra i campi pertinenti all'architetto umanista. E questo continua con Francesco di Giorgio Martini con l'attività e gli interessi di fra' Giocondo, continua anche nei vari commentari, nelle varie traduzioni, nei vari studi su Vitruvio che mari mano nel '500 vengono pubblicati. Ma già nel Vitruvio del Barbaro del '56 la tecnica militare viene tralasciata in quanto, il Barbaro, pensa che sia inutile che egli domini un campo che ormai è tanto cambiato dai tempi antichi, Vitruvio ormai non può più far testo in questo senso e quindi può essere soltanto di interesse archeologico, non di interesse pratico, le fortificazioni sono infatti cambiate e rimanda a un testo, che non verrà pubblicato, di Giovanni Giacomo Leonardi, ambasciatore del duca di Urbino, che è però conservato in manoscritto a Pesaro presso la biblioteca oliveriana (Ms. Olív. 220) e che è stato di recente pubblicato dallo Scalesse Quindi a metà del '500 si sente che le tecniche nuove, le tecniche delle bombarde, hanno cambiato completamente l'architettura militare e ormai essa si pone come scelta diversa a sé stante rispetto all'architettura civile. Il Serlio se ne guarderà bene dal trattarne e così il Palladio ne I quattro libri nonostante che tanto amasse studiare Polibio e Cesare, le castramentazioni e le disposizioni dei soldati lette appunto nei trattati antichi'.
Già nel 1554 in un trattato di architettura di Pietro Cataneo Senese si legge che l'architetto non può più dominare tutte le discipline che Vitruvio contemplava, non può quindi essere quell'uomo universale che Vitruvio e gli Umanisti avevano voluto. I quattro libri del Senese escono presso gli eredi di Aldo a Venezia e presentano città fortificate, ma sono città ideali del rinascimento, più interessanti dal punto di vista architettonico dell'idea ancora umanistica, totale, utopica, piuttosto che dal punto di vista militare e tecnico perché ormai di tecnica si tratta.
Nel 1564 esce a Venezia un trattato in folio di grande importanza scritto da Girolamo Castriotto da Urbino e da un letterato: Girolamo Maggi di Anghiari. Castriotto è uomo d'arme, e quindi si fa aiutare dal suo amico, viene stampato da Borgomineri in un grande infolio e per la prima volta vi si vedono dei disegni molto completi di spalti, di baluardi, di come questi devono essere costruiti. Il Castriotto è urbinate, viene dalla grande tradizione militare di questo piccolo stato che Federico di Montefeltro aveva specializzato nella tecnica della guerra, aiutato dal punto di vista tecnico da Francesco di Giorgio Martini. Da loro era nata tutta una genealogia di ingegneri militari che erano andati poi al servizio di vari stati italiani e stranieri, come Francesco Maria primo Della Rovere, generale delle truppe veneziane.
Ma proprio questo trattato è lo spunto per un altro di Galasso Alghisi da Carpi, che non si sa bene quando sia nato, ma si sa che nel 1549 era a Loreto per lavori di fortificazione del Santuario, che a Macerata intorno al 1550 aveva costruito a pianta centrale S. Maria delle Vergini e poi nel 1558 progettato la torre comunale. Ma sopratutto l'Alghisi aveva lavorato per le fortificazioni del Vaticano, Gianicolo e Trastevere sotto il pontificato di Paolo III Farnese e quindi si doveva essere trovato a stretto contatto con Michelangelo, che nei suoi disegni per le fortificazioni della repubblica fiorentina contro Carlo V tanto aveva rinnovato questa tecnica, e con Antonio da San Gallo il Giovane che assieme a Sanmicheli si poteva considerare nella seconda metà del '500 uno dei più grandi tecnici in questo campo e non solo nel campo dell'architettura. Comunque dopo questi incarichi, torna, dopo il 1560 circa a Ferrara per lavorare per Ercole II e Alfonso II d'Este. Per Alfonso II d'Este aveva progettato un grande palazzo ducale di cui resta solo una incisione del Tibaldi del 1556, forse fa dei lavori alla Certosa di Ferrara e forse partecipa alla ricostruzione del Castello Estense dopo l'incendio avvenuto in quegli anni. Pare che fosse ingegnere ducale e infatti "ingegnere ducale" si presenta all'inizio del suo trattato che viene pubblicato a Venezia nel 1570, non si sa bene da chi (il tipografo è sconosciuto) e, come dice lo Hale, è il più bel trattato di architettura e non solo di architettura militare, stampato a Venezia nel '500 sia per il grande formato in folio, sia per la qualità della carta che per quella della stampa. Il Tiraboschi poi scriveva che « niuna opera di architettura fu stampata più magnificamente di questa o si abbia riguardo alla grandezza e alla qualità della carta o alla bellezza del carattere tutto corsivo e ben incise sono ancora le aggiunte figure in rame » 3. Il frontespizio indica già perentoriamente l'importanza che questa arte ormai riveste nel concerto delle altre arti; troviamo un grande apparato architettonico fatto da ordine toscanico timpanato, ai lati vi sono quattro statue che rappresentano Architettura, Astronomía, Geometria e Aritmetica cioè le quattro basi su cui l'architettura militare si può fondare come disciplina liberale, disciplina formata sul sapere e non solo sulla pura pratica. "

Da: Vincenzo Fontana, Architettura militare, in Trattati di prospettiva, architettura militare, idraulica e altre discipline, Venezia . Neri Pozza, 1985, pp. 33 sgg.
La città fortificata e la Cittadella di Casale alla fine del XVII secolo.

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